La situazione attuale si potrebbe paragonare ad una gara di Formula uno. Immagina un granpremio con tutte le auto in gara e al comando troviamo la Germania a seguire un gruppetto di nazioni che punta di arrivare al podio, mentre più staccato un gruppo di auto che non riescono a stare dietro ai ritmi degli altri, a fare da capolino la nostra Italia.
L’Italia? Ma come un’auto che tutti credevamo unica al mondo, la più bella, la più potente, l’abbiamo inventata noi!
Come mai gli altri sono davanti di due giri, costringendoci quasi al ritiro? Ma come in ogni storia, ecco che capita il colpo di scena. L’Olanda con una manovra stretta strattona la Francia che va a sbattere e il direttore di gara è costretto a sventolare bandiera gialla.
Per chi non fosse avvezzo allo sport della formula uno, quando esce bandiera gialla il gruppo si ricompone e si parte più o meno tutti allineati. Questo consente di cambiare le sorti della gara, rimettendoci nelle condizioni di poter dire la nostra e di poter puntare alla posizione che il nostro popolo si meriterebbe, sempre che li davanti non abbiano macchine truccate!!!
Questa divertente analogia è la chiave della ripresa che vorremmo sperare nel post Covid19. Senza un allineamento dei parametri e una solidarietà europea non ci sarà nessuna ripresa ma solo l’inizio di una faticosa salita. Il mercato immobiliare per essere normalizzato e tornare ad essere un settore strategico del paese deve avere due aspetti fondamentali che sono i pilastri principali:
L’offerta
La richiesta
Ambedue gli aspetti devono essere alimentati da liquidità, che può arrivare da credito “passivo” o “attivo”. Per spiegare meglio il concetto: se un costruttore realizza immobili si vede tagliate le linee di credito (credito passivo) da parte delle banche, inevitabilmente non porterà a termine le operazioni immobiliari e di fatto non si immetteranno sul mercato gli appartamenti finiti. Allo stesso tempo se non si mettono in atto piani governativi utili al mantenimento dei posti di lavoro e al consolidamento delle PMI che sono la stragrande maggioranza delle aziende italiane, si rischierà di limitare la richiesta e quindi l’afflusso di nuovi acquirenti (credito attivo).
Richiesta e offerta devono viaggiare simultaneamente, solo così si tutela in generale il mercato e non fa eccezione la filiera immobiliare. Il 2020 si chiuderà con una brusca frenata del mercato, se non altro per il lungo periodo di lockdown, ma questo non stravolgerà i meccanismi, anzi, l’effetto che tutti speriamo è un colpo di reni, lo scatto che ci possa far competere, evolvendoci con nuovi concetti di stile di vita. Come già detto nel editoriale del mese scorso di “Affari Immobiliari” gli scenari sono completamente diversi dalla crisi del 2008, nessuna bolla immobiliare, banche più solide. Questa nuova crisi è generata da problemi sanitari, queste differenze fanno si che non si prevede un crollo del mercato ma un’accelerazione dei processi già in corso da tempo. Il mercato delle nuove costruzioni dovrà adeguarsi alle nuove esigenze dei clienti, case con sempre più tecnologiaapplicata al controllo da remoto e grazie al 5G ormai alle porte, l’integrazione delle applicazioni alla smart home sono il futuro.
Benessere, sicurezza, lavoro, sono i principali interessi della clientela sempre più selettiva.
“Strategy Analytics” ha condotto un approfondito sondaggio su un campione di 2600 statunitensi, stimando come il 54% degli abitanti del paese abbiano all’interno della loro casa un dispositivo intelligente, sia esso un semplice smart speaker, un termostato intelligente o una telecamera di sicurezza. Le case intelligenti sono diventate la normalità, con dispositivi sempre più diffusi, sempre meno costosi e sempre più facili da usare.
Di fatto dobbiamo immaginarci un’esplosione come lo è stato in passato per gli smartphone, l’italiano è predisposto a seguire l’onda delle novità in materia tecnologica e fino ad ora la lentezza della crescita è dovuta prettamente alla lenta diffusione della fibra. Un’altra storia riguarda il mercato dell’usato, ove si dovrà intraprendere un profondo piano di ristrutturazione per ridefinirlo profondamente.
Gli abbondanti spazi che offrono determinati immobili, sono i fattori positivi delle case ante anni ottanta, che però andranno ottimizzati alle esigenze moderne. Basti pensare che dal dopo guerra per oltre cinquant’anni si sono costruiti appartamenti con spazi inutili; corridoi di ingresso enormi, disimpegni grandi tanto quanto un moderno soggiorno, camere matrimoniali di trenta metri quadri per poi perdersi in bagni angusti e mini balconi. Onestamente all’epoca l’esigenza era quella di avere un tetto sopra la testa per famiglie abbondanti e dal layout interno gliene fregava poco. Oggi si può sfruttare il costo d’acquisto contenuto degli immobili usati per poi utilizzare le molteplici possibilità di incentivi fiscali per la ristrutturazione, modellando la casa a proprio gusto. Questa possibilità darebbe nuovo impulso ad un mercato dell’usato che in alternativa vedrebbe un lento declino, rischiando inoltre di trasformare nuclei storici in veri e propri ghetti. L’unità di intenti deve puntare a unire gli sforzi di tutti i professionisti, le imprese, le agenzie e di tutto il comparto per sostenere questo momento di profondo cambiamento, ognuno deve svolgere il proprio lavoro con professionalità e lungimiranza, questo permetterà di uscire vincenti da questa fase e sempre che le politiche economiche lo sostengano si potrà di nuovo parlare di crescita.
La morale è: “Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità” — Albert Einstein